Roma, 5 marzo 2025
Professore di Organizzazione Aziendale e fondatore di OpenOrg
[Cleared n°2 - anno XXII - febbraio 2025]
Il titolo di un suo libro recita “L’ecosistema della formazione…”. Cosa significa nel quotidiano di un’Azienda?
Il concetto di ecosistema rappresenta un'idea importante nell’area della formazione che segna un modo nuovo di pensare alla formazione in azienda. Il concetto nasce nel mondo biologico ed indica l’equilibrio dinamico fra due componenti che si pongono in stretta relazione fra loro: da un lato una comunità di organismi viventi e dall’altro il contesto entro cui essi vivono. Per analogia si può dire che anche nelle aziende, così come avviene in natura, le sfide riguardano, per un verso, i cambiamenti di numero e di profilo degli stakeholder aziendali e, per altro verso, l’evoluzione dei contesti entro cui essi operano. Questi ecosistemi possono essere letti tramite tre dimensioni chiave: le tre P della formazione. Anzitutto la “P” di People che sottolinea che la formazione è pluralista poiché punta sulla fertilizzazione fra differenti categorie. Poi la P di Power che indica che lo sviluppo delle risorse sociali deve essere orientato all’innovazione. Infine, la P di Place che marca come le infrastrutture dell’ecosistema siano Phygital per mettere in luce come l’interazione tra fisico e digitale consegni una marcia in più alla formazione. Infatti, sono gli ambienti Phygital a consentire lo sviluppo di un tipo d’intelligenza collettiva e collaborativa orientata alla co-costruzione sia di contenuti che di significati.
Lei ha studiato l’Academy ENAV (ora Training Center). Qual è la specificità della formazione per la figura del Controllore del traffico aereo?
Le sfide di formazione specifiche dei controllori del traffico aereo sono legate al fatto che il loro campo d’azione sono le organizzazioni ad alta affidabilità che si distinguono per la loro capacità di evitare incidenti in situazioni in cui gli infortuni potrebbero essere la normalità per l’alto grado di complessità organizzativa e per la presenza elevata di fattori di rischio. Ne consegue che i controllori del traffico aereo per potere svolgere il proprio ruolo in maniera efficace non solo debbano essere preparati tecnicamente ma è necessario abbiano anche la consapevolezza dell’elevato grado di importanza che il proprio ruolo ed i propri modelli di comportamento rivestono nella propria attività. Per questi motivi ritengo che per formare i controllori di volo la formazione tecnica è necessaria, ma per consentire loro di operare e rendere il più possibile nulla la probabilità d’incidenti bisogna puntare sul continuo affinamento delle loro capacità individuali e sociali. In questa prospettiva il motto dei processi formativi dei controllori del traffico areo potrebbe essere: “simulando s’impara”, basare cioè la formazione su degli ambienti di apprendimento che mettano a disposizione dei partecipanti un contesto simulato dinamico e ad alto grado di coinvolgimento in grado di offrire articolati feedback capaci di stimolare l’apprendimento continuo. Inoltre, particolare rilevanza va data ai processi di riflessione individuale e collettiva dove, grazie alla quale si possa ragionare sulle alternative di condotta e su possibili percorsi alternativi rispetto a quelli realizzati durante la simulazione.
Come equilibrare i processi di formazione High-Tech e High-Touch?
Si può dire che attualmente il mondo della formazione risulti diviso in due fronti: da una parte i tecno-entusiasti e dall’altra i tecno-scettici. I primi sottolineano le grandi possibilità offerte dalle Digital Learning Platform riguardo all’offerta di contenuti, alle spinte gentili (nudging) ed alle possibilità d’integrazione con le suite evolute di gestione del capitale umano. In soldoni la tesi dei tecno-entusiasti sottolinea il fatto che oggigiorno ed in prospettiva “non deve essere la montagna ad andare da Maometto ma Maometto che deve andare verso la montagna”. Fuori di metafora debbono essere le persone a utilizzare in maniera proattiva ed al massimo ciò che le Learning Platform offrono senza essere spinti dalle direzioni HR a fare formazione. I tecno-scettici, invece, sostengono le virtù dell’apprendimento sul campo ed in luoghi protetti come le aule fisiche e virtuali. Qui è la montagna che deve andare verso Maometto. La sfida è quella di superare gli steccati che dividono le due posizioni per cercare un bilanciamento fra la formazione High-Tech e quella High-Touch. Un modo di pensare che sia centrato sul fatto che disegnare la formazione in chiave sociotecnica consente di sviluppare delle politiche di formazione più coinvolgenti ed efficaci.