Roma, 30 gennaio 2025
già docente presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e in SDA Bocconi School of Managament.
Fondatrice di Wise Growth
[Cleared n°1 - anno XXII - gennaio 2025]
Negli ultimi anni ENAV sta investendo in percorsi di sviluppo rivolti alle proprie manager attraverso il mentorship crossaziendale, per potenziare le competenze trasversali. Dalla sua esperienza, quali sono le sfide principali che le donne affrontano quando ricoprono ruoli di leadership nelle aziende?
Le donne si trovano ad affrontare sfide complesse spesso legate a stereotipi di genere e una cultura organizzativa spesso tradizionalista, che le considera meno adatte a ruoli di leadership. A ciò si aggiunge la difficoltà di sviluppare una consapevole sicurezza delle proprie potenzialità, anche se le nuove generazioni sono oggi più coscienti del loro valore. Un ulteriore ostacolo riguarda l'accesso alle opportunità e alle reti “informali” di potere. È qui che iniziative come il mentorship, adottato da ENAV, possono fare davvero la differenza perché offrono supporto strategico e nuove prospettive di crescita. Infine, la maternità e l'equilibrio tra vita professionale e personale restano sfide cruciali, aggravate da una distribuzione dei carichi di cura ancora sbilanciata e legata a stereotipi di genere.
Ha ancora senso parlare di “leadership femminile”? Non rischiamo di creare un nuovo stereotipo?
Dipende dove e come si parla di “leadership femminile”. Personalmente ritengo che questa espressione debba essere usata con cautela e consapevolezza, proprio per il rischio di fraintendimento che comporta. L’obiettivo non deve essere quello di definire un “modo femminile” di essere leader, in contrapposizione a quello maschile, ma di valorizzare una pluralità di stili di leadership indipendentemente dal genere. Parlare di leadership femminile ha ancora senso se serve a rendere visibili alcune disuguaglianze e a stimolare azioni concrete per superarle. Quando, però, questa narrazione diventa rigida e tende a definire caratteristiche fisse, si rischia di cadere in una nuova, e più limitante, forma di stereotipo. La chiave sta nel superare la contrapposizione tra leadership maschile e femminile, puntando invece su una leadership inclusiva e rispettosa, che sappia integrare prospettive diverse e riconoscere il valore unico di ogni persona.
Con le azioni e gli strumenti che si stanno usando oggi, quale scenario prevede nei prossimi anni? Ci sono segnali positivi che indicano un cambiamento?
Difficile fare delle previsioni. Oggi ci sono segnali contraddittori relativamente alla questione del femminile in azienda all’interno dei più ampi progetti di Diversity, Equity e Inclusion. L’importanza del tema è cresciuta nel tempo, spingendo molte realtà a riconoscerne il valore e la necessità per favorire un clima rispettoso e collaborativo, fondamentale anche per il raggiungimento dei risultati. Ciò nonostante, nell’ultimo periodo, sono molti i detrattori di queste politiche, e questo è un dato preoccupante. Le critiche si concentrano spesso su aspetti marginali, che vengono enfatizzati per giustificare il superamento di tutte le strategie di inclusione. Per il futuro sarà fondamentale ancorarsi ad una visione ampia dei comportamenti in azienda, alla necessità di costruire una cultura del rispetto che apra un dialogo serio e costruttivo con tutte le persone, ascoltando gli eventuali disagi per intervenire in modo coerente.
Secondo lei i “role models” femminili cui ispirarsi possono aiutare le generazioni più giovani verso il raggiungimento della parità di genere?
Sicuramente. Personalmente appartengo ad una generazione in cui sia a livello sociale che aziendale i posti di comando erano occupati solo da uomini. Anche oggi capita spesso che le fotografie che immortalano momenti di incontri ad alto livello vedano poche presenze femminili. Addirittura, negli anni ’60 e ’70, spesso le donne in posizioni apicali venivano interpretate in modo negativo, come “traditrici” dell’ideale femminile. Le cose sono molto cambiate e le giovani donne hanno ora modelli diversificati a cui ispirarsi. Soprattutto, si è costruito un dialogo tra le diverse generazioni, che consente alle persone con più esperienza di supportare le giovani interpretando il ruolo di “mentore”. Certo non sempre è così, ma questa alleanza tra generazioni è molto più diffusa di quanto si creda.